Come promesso gli porto il Chianti d’annata e la Grappa di Brunello.
Doni gentili di cordiali clienti.
Rapidamente lo saluto, ciao papà, se sentimo dopo.
Comincio a camminare veloce mentre aziono gps e playlist.
Svolto al discount e comincia a piovere.
Lascio che il programma sul bb che ho scaricato
st’estate mi faccia da guida: non credo di poter condurre tutto l’allenamento
considerando che sono trenta giorni che non esco.
La pioggia s’infittisce quando guadagno il lungomare.
Non riesco a descrivere la bellezza del cielo che accarezza il mare quasi
piatto: il più dolce invito per l’ingresso della sera.
Un aereo vola apparentemente così basso da specchiarsi sul grigio ondulato.
Piove.
Cominciano i dolori ma devo spingere per cinque minuti di andamento allegro.
Dal nulla mi si affianca una ragazza.
Dice, è mezz’ora che ti cerco, forza, seguimi.
Mi si para davanti mezzo metro che diventa subito un metro buono causa
meraviglia affannata.
Mi sforzo di seguirla.
Chissà con chi mi ha confuso.
Si gira alla mia sinistra e fa, dai, Massi, metticela tutta.
Massi? Mi conosce così come io non la riconosco.
Mi attacco all'orgoglio mentre detta un ritmo che non posso seguire.
Almeno non a lungo.
Il programma mi suggerisce di frenare in zona blu.
Ma come faccio?
Intanto le nuvole aprono il portone.
L’oscurità e la pioggia s’infittiscono.
Ho gli occhiali ormai inservibili che alzo sulla fronte.
La seguo ancora cercando di non pensare inchiodato invece dal non sapere.
Si prosegue per un bel pezzo: giriamo al porto con una curva stretta tra la pista ciclabile chiazzata di sabbia molle ed il secchio dell'immondizia.
Adesso passiamo Anema e Core, impossibile, sto volando attaccato ad un culo veloce e inarrivabile.
Ho dei leggeri capogiri ma se cedessi il mondo mi travolgerebbe.
Ora siamo sul pontile e si gira ancora una volta per sorridere.
Non vedo niente che mi possa aiutare, anzi il buio copre ogni particolare.
I capelli sono legati a cipolla, forse biondi, forse riccioli.
L'abbigliamento, l'andatura, la postura denotano conoscenza, forse una professionista.
Ad ogni modo sono giunto al limite.
Compio l'ultima fatica accellerando e affiancandola.
Senti, le faccio, grazie ma non ce la faccio più...
Lei rallenta, ok, dice, io proseguo ancora per un pò. Domani no, non esco. Venerdì stessa ora. Ciao.
Mi siedo sul muretto, le spalle sulla ringhiera già arrugginita. Ho una palma rinsecchita che mi prende per il naso.
Chiudo gli occhi.
Bacetto sulla guancia, venerdì, ricordati e vola via.
Il cuore batte nella gola, le tempie mi martellano, i polpacci sono duri da morire.
E la strada per la cena è ancora lunga.