giovedì 28 ottobre 2010

nascondere

Non riesco a  nascondere  che 
nascondendomi e mentendo
Finisco per mentire
A te 
in secondo luogo
Perché per primo
Mento a me
Incapace ormai di nascondere
Quello che provo per te
Quando sto senza te

mercoledì 27 ottobre 2010

Nient'altro che lei

ti allontani
fingi
ti stupisci
non ci pensi
te ne rallegri
ti complimenti
maturo finalmente
la fuggi
distogli
non guardi

dici

son felice
non esiste, non c'è
era nulla
era niente
era che

poi la incontri

per sbaglio
per coincidenza
per sfortuna
un abbaglio
il destino
un sorriso e...

Non c'è niente altro che lei.

lunedì 25 ottobre 2010

Patrizia

Fai ridere una donna e sei già a metà dell'opera.
(Romanzo Criminale, la serie.)

mercoledì 20 ottobre 2010

Bastava uno sguardo (?)


Un uomo allo sbando
Che brancola cieco
Che serra la luce
Sul mare
La pelle
Una stanza, un albergo
Il mondo a tre stelle

Un uomo nel panico
Che studia l'errore
Che sega la vita
Insegue l'odore
D'un corpo che nega e regala
Piacere e dolore
Come fosse un dovere
Come fosse un amore

Un uomo solo
Una disperazione
Un istante dolce
Un baratto forzato
Il baratro
La perdizione

Un uomo finito
Che danza ubriaco
Scalzo
Ferito
Scaglie di cioccolata
Sulla strada di casa
Una porta sbarrata

Non amarmi, non amarmi mai più.
Bastava uno sguardo, uno sguardo non venne.

lunedì 18 ottobre 2010

Quanto ti ho amata

E allora ti dico che se deve essere sia.
Ma tu ricorda sempre quanto ti ho amata.
Ricordalo in queste nere mattine
e nel letto vuoto,
nella luce che al buio cerchi con la mano tremante
di pianto e dolore
Ricordalo nel riflesso dello specchio
mentre muovi amara
lo spazzolino sui denti.
Ricorda quando ti baciavo le labbra secche di sonno,
gli abbracci in sottana
e le lacrime di gioia per la pancia che nasceva.
Se deve essere sia,
ma mai e nemmeno per un solo istante
quando la delusione t'imbriglierà in inganno
dimentica quanto ti ho amato.

Ricorda quanto ti ho amata

e cercata e voluta.
Ricorda il gelo delle assenze,
le strade evitate,
gli incontri casuali.
Il profumo dei biscotti nella stanza colorata,
le camicie piegate e le foto nascoste.

Se deve essere sia, sono pronto.

Ma quando gli occhi secchi odieranno
se stessi
nella completa assurda e crudele
incapacità di vedere che io 
con le stesse
mani 
e nello stesso modo
ti abbraccio 
e ti amo
come se mai nessun treno
m'avesse rapito e portato devastato ucciso,
allora ricorda,
ricorda queste nere mattine,
la mano tua nelle mie,
le grasse nuvole lontane,
l'amore di quando ti dicevo

Ricorda quanto ti ho amata.

Bimbo mio

Professò, ma è sicuro?
Sorride sarcastico mentre la stanza gli si stringe attorno soffocondalo con le pareti di carta sofisticata, i quadri appesi al collo.
Poi si sforza di respirare.
Trattiene le lacrime.
Sii forte, si ripete.
Il camice bianco lascia partire un braccio che indica una macchia sul monitor.
E' uno spruzzo di colore, che male può fare.
Poi con la montblanc descrive un cerchio tutt'attorno.
Scuote la testa e poggia gli occhiali sulla scrivania.
Quanto? chiede imperterrito.
La risposta si autosospende per la vergogna.
Fuori il vento di tramontana d'un fin di settembre inusuale sferza i platani che si appoggiano al balcone.
Prova ad alzarzi ma le gambe cedono.
Si ritrova in ginocchio tremante.
Non so dirle, tre mesi, due, cinque massimo.
 
L'espressione non cambia: chissà quante volte avrà reciso la vita con il taglio d'una parola.
E adesso che faccio?
Una domanda nota.
La sera invade la stanza disadorna.

Nelle cuffie il Califfo canta Bimba mia.
Fine delle trasmissioni.
Au revoir

Ottobre
Un viaggio in treno, tremante di speranza.
Il ritorno mesto e sconfitto.
Aprono e richiudono, lo schizzo non è estirpabile.
Buona fortuna amico mio.

venerdì 15 ottobre 2010

Per fortuna che oggi è venerdì

Bisogna essere in tre

Io lei ed il mal di testa

Io lei e quanto sono stanca
Io lei e il mal di pancia

Io lei e quanto c'ho sonno

Io lei ed il cuscino
Io lei ed il bambino

Non fare così, lo sai che ti adoro

Non fare così che devo andare a lavoro
e non c'è tempo (non c'è mai tempo)
ma pure tu mi manchi tanto

Bisogna essere in tre


Io lei e tu che fai l'offesa

Io lei e bisogna fare la spesa
Io lei e la lavatrice
Io lei e i nostri musi
Io lei e i panni stesi

Bisogna essere in tre

Poi un giorno, d'un tratto, siamo solo io e lei
e tu...
Tu non ci sei.

Non fare così che c'ho le cose mie...

(leggasi come racconto)
 

mercoledì 13 ottobre 2010

Una corsa

Come promesso gli porto il Chianti d’annata e la Grappa di Brunello.
Doni gentili di cordiali clienti.
Rapidamente lo saluto, ciao papà, se sentimo dopo.
Comincio a camminare veloce mentre aziono gps e playlist.
Svolto al discount e comincia a piovere.
Lascio che il programma sul bb che ho scaricato
st’estate mi faccia da guida: non credo di poter condurre tutto l’allenamento
considerando che sono trenta giorni che non esco.
La pioggia s’infittisce quando guadagno il lungomare.
Non riesco a descrivere la bellezza del cielo che accarezza il mare quasi
piatto: il più dolce invito per l’ingresso della sera.
Un aereo vola apparentemente così basso da specchiarsi sul grigio ondulato.
Piove.
Cominciano i dolori ma devo spingere per  cinque minuti di andamento allegro.
Dal nulla mi si affianca una ragazza.
Dice, è mezz’ora che ti cerco, forza, seguimi.
Mi si para davanti  mezzo metro che diventa subito un metro buono causa
meraviglia affannata.
Mi sforzo di seguirla.
Chissà con chi mi ha confuso.
Si gira alla mia sinistra e fa, dai, Massi, metticela tutta.
Massi? Mi conosce così come io non la riconosco.
Mi attacco all'orgoglio mentre detta un ritmo che non posso seguire.
Almeno non a lungo.
Il programma mi suggerisce di frenare in zona blu.
Ma come faccio?
Intanto le nuvole aprono il portone.
L’oscurità e la pioggia s’infittiscono.
Ho gli occhiali ormai inservibili che alzo sulla fronte.
La seguo ancora cercando di non pensare inchiodato invece dal non sapere.
Si prosegue per un bel pezzo: giriamo al porto con una curva stretta tra la pista ciclabile chiazzata di sabbia molle ed il secchio dell'immondizia.
Adesso passiamo Anema e Core, impossibile, sto volando attaccato ad un culo veloce e inarrivabile.
Ho dei leggeri capogiri ma se cedessi il mondo mi travolgerebbe.
Ora siamo sul pontile e si gira ancora una volta per sorridere.
Non vedo niente che mi possa aiutare, anzi il buio copre ogni particolare.
I capelli sono legati a cipolla, forse biondi, forse riccioli.
L'abbigliamento, l'andatura, la postura denotano conoscenza, forse una professionista.
Ad ogni modo sono giunto al limite.
Compio l'ultima fatica accellerando e affiancandola.
Senti, le faccio, grazie ma non ce la faccio più...
Lei rallenta, ok, dice, io proseguo ancora per un pò. Domani no, non esco. Venerdì stessa ora. Ciao.
Mi siedo sul muretto, le spalle sulla ringhiera già arrugginita. Ho una palma rinsecchita che mi prende per il naso.
Chiudo gli occhi.
Bacetto sulla guancia, venerdì, ricordati e vola via.

Il cuore batte nella gola, le tempie mi martellano, i polpacci sono duri da morire.

E la strada per la cena è ancora lunga.

martedì 5 ottobre 2010

Intorno al fuoco

Era così bella che il cuore claudicava: sentivo corto il respiro nella gola riarsa.
Lei ballava scalza.
Zampilli d'anemico sangue le stelle sul mare nero.
L'estraneo oscuro manto applaudiva discreto sostenendo con le ampie spalle cumuli spettatori silenti.
Mi fissavo sulle labbra  e poi sulla fronte supplicando un fortuito incrocio.
Intorno al fuoco incedeva con saltelli gentili.
Musiche suadenti, drappi, gonne, sete danzanti.
Carezze di vento.
Lui la teneva stretta al guinzaglio d'uno sguardo inequivoco: muto, ammirato e padrone.
La storia era semplice.
Amavo i suoi capelli, il sale, il mento fiero.
Amavo il pozzo profondo dei suoi noti pensieri.
Amavo il lento divenire della verità che prendeva forma nel riflesso dei suoi occhi lontani: mia mai.

Sorrisi e applausi come fiaccole e battito d'ali.
L'estate si spegneva nelle candeline della mimosa.

La vidi scomparire nel buio solo un attimo dopo il bacio ripetuto sulla guancia:
non posso altrove, ma ti bacio sul cuore.

Poi calde lacrime dal cielo, il tuffo tutti insieme, vestiti e nudi, gli abbracci prolungati.
Carta di vetro a lisciarmi le ferite.