Il sudore scioglie le barriere.
Metro dopo metro.
E allora mi domando:
ma in fondo al cassetto ci sono ancora io?
E comincio a correrti incontro fino a che il salmastro vince i tubi di scarico.
Eccoti, eccomi, buongiorno e buonasera.
Inanello giri del palazzo perdendone il conto.
Da quanto?
Da un pò.
Perchè?
Non so.
Sai che l'ultima volta che ti ho vista non c'eri?
Aspetta, aspetta: non parlo del duello.
Io e te passo dopo passo incontro.
Gli occhi che mi paiono ostili (scusa ma non sapevo della tua miopia! che fai adesso, ridi?), la distanza che si accorcia.
Non si può cambiare marciapiede e nemmeno lo voglio.
Il sorriso che scioglie gli indugi, ciao come stai ed una voglia di abbracciarti accartocciata come uno scontrino inutile nella tasca dei jeans.
L'ultima volta che ti ho vista non c'eri. Calciavo polverosi sassi sulla montagna che porta al paese abbandonato.
La collina smeraldo dietro casa pettinata dal vento.
Il Nera a limarne il confine.
Pure quel giorno avevo corso a lungo sulla statale fino alle terme.
Mi allungo sul ciglio attratto dal ramo nodoso che offre in estremo un grappolo di more mature.
Un passo, uno ancora. Poi il dolore secco, inaspettato.
Ti ho vista e sorridevi.
No, se per un colpo di culo t'incontrassi, non te lo chiederei.
Perchè per quanto voglia, saperlo mi distruggerebbe.
Pensa se mi dicessi si, in fondo al cassetto ci sei sempre tu.
No,il trono non torreggia più sul rettangolo lungo ed il profumo di legno s'è dileguato.
Milioni di piccole cose rendono adesso l'aria più densa.
Il sole illumina in maniera differente e dietro le tende l'innocente libera allegria s'è dissolta come pulviscolo. La musica è diversa.
Il bisturi non taglia, l'astuccio è vuoto.
Ma in fondo al cassetto ci sei sempre tu.
Non ho pensato che sarei morto, ma non sapevo bene che fare.
Tanto che la prima cosa che ho fatto è stato addentare il frutto dolce e pulirmi la bocca con la maglietta. Poi ho guardato la gamba, due lacrime di sangue appena sotto il ginocchio.