venerdì 30 aprile 2010

Nera

Raggomitolato, il pensiero si dipana alle prime gocce.
Il sudore scioglie le barriere.
Metro dopo metro.
E allora mi domando:
ma in fondo al cassetto ci sono ancora io?
E comincio a correrti incontro fino a che il salmastro vince i tubi di scarico.
Eccoti, eccomi, buongiorno e buonasera.
Inanello giri del palazzo perdendone il conto.
Da quanto?
Da un pò.
Perchè?
Non so.
Sai che l'ultima volta che ti ho vista non c'eri?
Aspetta, aspetta: non parlo del duello.
Io e te passo dopo passo incontro.
Gli occhi che mi paiono ostili (scusa ma non sapevo della tua miopia! che fai adesso, ridi?), la distanza che si accorcia.
Non si può cambiare marciapiede e nemmeno lo voglio.
Il sorriso che scioglie gli indugi, ciao come stai ed una voglia di abbracciarti accartocciata come uno scontrino inutile nella tasca dei jeans.
L'ultima volta che ti ho vista non c'eri. Calciavo polverosi sassi sulla montagna che porta al paese abbandonato.
La collina smeraldo dietro casa pettinata dal vento.
Il Nera a limarne il confine.
Pure quel giorno avevo corso a lungo sulla statale fino alle terme.
Mi allungo sul ciglio attratto dal ramo nodoso che offre in estremo un grappolo di more mature.
Un passo, uno ancora. Poi il dolore secco, inaspettato.
Ti ho vista e sorridevi.

No, se per un colpo di culo t'incontrassi, non te lo chiederei.
Perchè per quanto voglia, saperlo mi distruggerebbe.
Pensa se mi dicessi si, in fondo al cassetto ci sei sempre tu.
No,il trono non torreggia più sul rettangolo lungo ed il profumo di legno s'è dileguato.
Milioni di piccole cose rendono adesso l'aria più densa.
Il sole illumina in maniera differente e dietro le tende l'innocente libera allegria s'è dissolta come pulviscolo. La musica è diversa.
Il bisturi non taglia, l'astuccio è vuoto.
Ma in fondo al cassetto ci sei sempre tu.

Non ho pensato che sarei morto, ma non sapevo bene che fare.
Tanto che la prima cosa che ho fatto è stato addentare il frutto dolce e pulirmi la bocca con la maglietta. Poi ho guardato la gamba, due lacrime di sangue appena sotto il ginocchio.

lunedì 26 aprile 2010

Oggi, ieri, che differenza fa?

Mi ricordo il caldo, il sonno ed i colori.
Non avevo dormito ma mi pareva il minimo.
L'appuntamento alla palla, che poi si gira la curva: scavalchiamo ed il prato è nostro.
Lello ci dà buca, ma non ci contavo.
I marmi ai nostri piedi.
Spettatori statue muscolose e silenti.
Le porte senza reti, le distanze immense.
L'odore dell'erba, il gesso scolorito.
Uno contro uno ma non c'è storia.
Allora facciamo a passaggi.
Quanto manca?
Ricordo il panino con la frittata, il domopak custode di fragranze.
Il cuore di speranze.
Che ora è?
Maledetto il tempo che rallenta o corre, inverso ai bisogni, dolorosamente lontano dal desiderio.
Ricordo i colori.
Una città in festa prima della certezza. Come sempre, spavalda e orgogliosa.
Bambini sorridenti.
Fiume di gente vociante.
Il bomber pare frastornato, allarga la bocca enorme e ride mentre tiro la linguetta della lattina di coca ormai calda.
E i cancelli? Ma quando li aprono?
Controlliamo la fila giusto per sapere dove giocheremo a briscola.
L'attesa, il caldo, la speranza, i colori.
Un giorno giocherò su questo prato smeraldo e volerò sulla fascia.
Gli occhi lucidi.
Ricordo tutto come se fosse ieri.
Ma è facile, oggi è ancora ieri.
Ricordo il pianto irrefrenabile. L'abbraccio infinito, le canzoni strozzate, il cuore devastato.
Il 23, il treno, sticazzi se passa il controllore, mamma che mi aspetta sulla porta.
Ancora pianti e ancora e ancora.
20 aprile del 1986
Il lunedì la prof di mate e fisica, tale De Luca volle interrogarmi.
Gli occhi grandi di lei a dirmi io ti amo.
Non è mai facile, non è mai detto, non è mai certo.
Ma non ho paura.
E se Matteo mi chiede perchè stanotte piango e non parlo me lo abbraccio e gli spiego piano: lo sai perchè la mia vita è giallo rossa, c'è una ragione, ho la Roma dentro al cuore, AS ROMA, io non vivo senza te...

domenica 25 aprile 2010

Il tempo

Il tempo, il tempo che passa e non torna più.
Vorrei averne per fare ed anche solo per pensare.
Non ne ho, ne hai, e dobbiamo continuare
a fingere che sia
transizione
passaggio
e che poi ritorni
come una canzone di nuovo maggio,

e i fiori e i colori
e tu
amare,

e tu
amore ,
la voglia di stare
insieme
il vento
la moto veloce quel bacio
la voce
la voce
la voce
Il tempo che passa
il tempo per fare, anche solo per pensare...

martedì 20 aprile 2010

Maledetto

Sveglia! Sveglia! Sveglia!
E adesso corri maledetto, corri.
Che se corri ce la fai,
corri forte, più forte ancora
che se corri la salverai.
Corri maledetto, corri.

venerdì 9 aprile 2010

Occhi verdi, primo

Umido e uggioso, il sole celato da un grigio irritante.
Esco con la felpa con la scritta americana, tentativo stolido di restare in viaggio.
Non fa freddo o forse è solo l'effetto della doccia bollente.

Parcheggio tra le linee sfumate, metto la prima e spengo.
Sono in anticipo.
Reclino la testa tendendo i muscoli del collo.
Chiudo gli occhi per ascoltare musica casuale.
Le mani incrociate sul petto.

Sei un idiota.
Come?
Sono venti minuti che ti aspetto.
Spalanco gli occhi per manifestare sorpresa.
Sei davvero un idiota.
Non capisco.
Pensavo saresti venuto a parlarmi.

Il cancello nero si apre e la folla la inghiotte.
Prima di vedere ancora i suoi capelli legati.