Lo sguardo di lui è sospeso tra l'interrogativo ed il meravigliato.
Arriccia il naso e allarga gli occhi.
Cosa, scusi?
Scusi...? Lei sorride. Ironica.
Che fai, mi dai del lei? Si aggiusta i capelli con la destra che poi rimette in tasca.
Lui spalanca un sorriso imbarazzato.
Cosa mi dovrebbe apparire non normale, comunque?
Vabbè, niente, come non detto. E se ne va lasciandolo di sale.
Una leggera sensazione di caldo fuori stagione.
Lui non sentiva il peso delle nuvole di parole non dette.
Amava cercare piuttosto che trovare.
Per tanti motivi non la vide che ventidue giorni dopo.
Non gli fu difficile contare i giorni.
Le guardò i capelli raccolti.
Le spalle.
Le mani in tasca.
Immaginò le parole, i movimenti dei piedi, la curva dei pensieri.
Intanto lance di sole caldo sbattevano sulla sua fronte e si depositavano sul tappeto delle rosse foglie secche.
Lei non si mosse.
Lui neppure.
E così continuò a guardarla da una certa distanza.
Cosa gli piaceva tanto?
Non il nome che non conosceva.
Non il viso che vedeva sempre di profilo o di tre quarti.
Non i capelli perennemente legati.
Non le mani, non i denti, non gli occhi.
Ad un tratto gli parve che si spostasse come se lo sguardo ripetuto la passasse da parte a parte. Fece un mezzo giro verso di lui.
Ma poi s'incamminò precedendolo.
Lasciando piccole impronte sull'asfalto come cerchi nell'acqua.
Normale non lo so. Di difficile comprensione sicuramente...
RispondiEliminaCiao